Stare in forma non è come stare in salute

Milano 05-03-2017 

Carissime/i,

sperando che voi stiate  sempre meglio e che in futuro siano sempre di più coloro che mi cercheranno solo per ricevere dei normali “reset“, approfitto del tempo disponibile durante il volo per condividere con voi alcune considerazioni.

A molti di voi ho già espresso, fin dalla prima seduta, parte dei concetti che esporrò di seguito.

La salute richiede movimento, quando il movimento cessa termina anche la vita.

Se l’organismo funziona correttamente, tutto si muove bene in modo coordinato ed omeodinamico.

Il sangue che contiene ossigeno e zucchero, elementi della nutrizione dell’intero organismo, fluisce in maniera continua e variabile.

Il flusso ematico è strettamente connesso con  la contrazione ed il rilascio muscolare, la digestione, l’attività mentale.

Il segnale nervoso impartito dal cervello fluisce in un sistema di attività coordinato, i muscoli, le fasce, i tendini, i legamenti guidano le articolazioni lubrificate in movimenti complessi, la linfa viene pompata e circola in armonia con il movimento del corpo.

Più una persona è tesa ( fisicamente e psicologicamente: i due ambiti, in realtà, sono interdipendenti ),più il movimento è ostacolato.

Simili impedimenti producono conseguenze che influiscono sulla salute e sul benessere.

La costrizione, l’attrito, l’intrappolamento, l’ischemia e l’eccessiva rigidità, sono quindi associati alla disfunzione ed al dolore.

Per cui sia che si tratti di un organo, di un  muscolo, di un fluido o di un impulso nervoso, la patologia in qualche modo interferisce con il flusso, con il movimento.

La morte, per definizione, è la conseguenza della cessazione del movimento.

Quindi il ruolo del terapista consiste nel rilassare le costrizioni e favorire il flusso, assecondando la naturale ed innata saggezza del corpo, creando un humus terapeutico affinchè ciò avvenga.

Determinante è la capacità di visualizzare e capire cosa si percepisce attraverso le mani.

A tale scopo, è essenziale una profonda conoscenza della struttura scheletrica e dei suoi punti di attacco, della direzione delle fibre e della funzione di ciascun muscolo.

Il tessuto muscolare sano è morbido, elastico, mobile alla pressione, non provoca sensazioni dolorose quando viene manipolato.

L’esatto contrario si ha laddove i muscoli sono accorciati, “non sani“, tesi, non morbidi al tatto. Allora sarà  necessario un tocco fermo e forte tanto da provocare dolore e disagio all’assistito.

Questi muscoli accorciati, le contratture, possono rappresentare l’esito di una disfunzione neurologica, di squilibri strutturali cronici, di traumi o di tensioni estreme e ripetitive.

In questo caso, la circolazione verso il muscolo è ridotta, e di conseguenza esso diventa più fibroso e perde la propria elasticità, fissandosi in posizione accorciata e provocando dolore.

Possono essere presenti anche dei trigger point, anch’essi causa di dolore e di disfunzione.

Nel corso della mia pratica non mi è mai accaduto che le costrizioni muscolari ed i trigger point si presentino in un singolo muscolo isolato, ecco da dove nasce l’esigenza di studiare il corpo nella sua totalità, con lo scopo di determinare costrizioni associate e lavorando laddove si riscontrano le disfunzioni.

Quando una condizione diventa cronica, rende  improbabile un recupero completo ,ma la si può gestire nel migliore dei modi evitando che crei cronicità in altri apparati del corpo.

Altro fattore determinante è senz’altro l’analisi delle posture abitualmente  assunte dall’assistito che potrebbero essere  l’origine del problema mio fasciale.

Questa indagine ci permetterà di aiutare l’assistito a modificare gradualmente le proprie abitudini onde alleviare i fattori posti all’origine delle sue difficoltà ( è essenziale per contribuire alla rettifica del problema muscolare ).

Tutte le persone sinora trattate, ricorderanno certamente l’importanza che attribuisco all’accurata ed attenta osservazione. La mia attenzione viene posta a come viene impostata la camminata , a come vengono tenute  le mani, se vengono incrociate le gambe, come viene sorretta una borsa, uno zaino, una ventiquattrore, a come l'assistito resta in piedi, al modo di respirare etc etc

( in medicina viene chiamato esame obiettivo e rappresenta una delle tre fasi che formano il processo diagnostico ).

Ancor prima di manipolare i vostri corpi, ho acquisito molte informazioni sui vostri comportamenti i quali forniscono indizi sulla vera natura del problema.

Notevole importanza hanno il riscaldamento e lo stretching dinamico prima di qualsiasi attività sportiva; lo stretching statico, consigliato di eseguirlo alla fine di ogni allenamento ed alla cui esecuzione deve essere abbinata la respirazione, non deve provocare dolore e costituisce la miglior prevenzione delle patologie miofasciali così diffuse ed invalidanti.

Ancora più importante è il modo corretto di respirare, purtroppo molte persone, la maggior parte in verità, respirano in maniera  impropria, paradossa senza attivare il diaframma.

Altro fattore che può fare la differenza tra un eccellente stato di salute ed una patologia, è l’attività aerobica ( ossigenazione ) svolta in modo regolare e senza eccessi.

Essa riduce lo stress e l’ansia, contribuisce a rilassare la tensione muscolare e in più in generale attribuisce all’intero organismo uno stato di benessere in senso assoluto.

Vorrei concludere con un augurio, che il mio metodo di lavoro preveda con il tempo una stretta collaborazione con il medico di famiglia o lo specialista, per cercare nel minor  tempo possibile di migliorare le condizioni dei nostri assistiti in maniera quanto più sana, corretta e funzionale  possibile.

Ricordando che quando il corpo tramite il dolore ci fa capire che c’è un problema non bisogna fermarsi a curarne solo il sintomo ma bisogna ricercarne la causa.

Il dolore è uno strumento importante grazie al quale il corpo ci comunica che esiste una disfunzione ( salvo che non si tratti di un trauma diretto ).

Togliere solo il dolore, senza capirne la reale causa, è come nascondere la sabbia sotto il tappeto, prima o poi la disfunzione si riproporrà con effetti più invalidanti, più gravi e molte volte cronici.

A quel punto si potrà solo  cercare di arrestare il decadimento senza avere più la possibilità di ottenere una guarigione completa.

Questi obiettivi sono facili da raggiungere con  un buon lavoro di prevenzione, tramite trattamenti di terapia manuale possibilmente solo preventiva, adeguato lavoro aerobico per ossigenare  in maniera continua.

Con queste mie considerazioni, frutto della sola, preziosa, personale ed esclusiva esperienza maturata "sul campo", vorrei contribuire a migliorare la qualità di vita delle persone che mi scelgono perché grazie a loro ho imparato quasi tutto sulla natura del dolore e sul modo di curarlo.

Disclaimer: l’elenco dei consigli proposti non è necessariamente esaustivo.

Grazie per il tempo che mi avete dedicato.

Carlo Totaro Fila

             

DIAFRAMMA IL MUSCOLO DELLA RESPIRAZIONE ED ALTRE RIFLESSIONI

Milano 05-03-2017  

Purtroppo molte persone, se non la maggior parte, respirano in modo non corretto.

Tendono a respirare con il collo, le spalle e con la parte superiore del torace, facendo sì che la parte alta della gabbia toracica si espanda mentre i muscoli addominali si contraggono.

Questa abitudine malsana viene chiamata “respirazione paradossa “ poichè l’addome subisce una contrazione anziché una espansione.

Tale condizione mantiene il diaframma in uno stato di spasmo cronico impedendone  la discesa durante l’inspirazione.

I problemi conseguenti  ad una cattiva respirazione sono innumerevoli.

In primis è agevole rilevare come la “respirazione paradossa” provochi una importante diminuzioni della lordosi cervicale, arrivando in alcuni casi ad annullarla o addirittura ad invertirla, provocando una diminuzione della mobilità delle articolazioni tra le vertebre cervicali.

Tale condizione si manifesterà  con dolore, sofferenza infiammatoria cronica ed una precoce evoluzione artrosica soprattutto del rachide cervicale.

Di contro una corretta respirazione oltre a prevenire gli stati di sofferenza sopra richiamati assicura una buona circolazione sanguigna, deputata al trasporto di ossigeno a tutte le cellule del nostro organismo.

Il flusso della linfa, cioè delle cellule bianche che proteggono l’organismo dagli assalti patogeni, provvede all’espulsione delle scorie che devono essere rimosse dal nostro organismo.

Chi ha una circolazione sanguigna sana, ha certamente una maggiore probabilità di condurre una vita lunga, sana, vitale carica di sana energia.

Le asserzioni richiamate vengono avvalorate da numerosi  ricercatori i cui studi sono giunti alla conclusione che la mancanza di ossigeno contribuisce notevolmente nella trasformazione delle cellule  da sane in cancerose.

La respirazione corretta è, quindi,  la leva che controlla tale sistema fornendo all’organismo ciò di cui ha maggiormente bisogno.

L’altra essenziale componente di una sana respirazione è il quotidiano esercizio aerobico ovvero “esercizio con aria”.

Esercizio fisico inteso come movimento corporeo che vada ad attivare i muscoli in maniera coordinata; più una persona è tesa, più il muscolo è contratto, meno le articolazioni sono mobili, più il movimento è ostacolato, meno giovamento trarremo dall’esercizio.

La costrizione ,l’attrito, l’intrappolamento, l’ischemia e l’eccessiva rigidità, associati alla disfunzione ed al dolore, sia che si tratti di un organo, di un muscolo, di un fluido o di un impulso elettrochimico, rappresentano fattori  patologici che interferiscono con il flusso ed il movimento.

Il jogging, ad esempio, è in larga parte una sana  abitudine, ma un tantino stressante soprattutto per i  legamenti le articolazioni.

Eccellente è il nuoto ,tra le varie attività aerobiche, in quanto in contesto acquatico viene meno la forza peso che viene equilibrata dalla spinta del fluido.

Con tale affermazione intendo divulgare  l’idea che salute ed equilibrio si possono ottenere aumentando la flessibilità e non la forza oppure la semplice ipertrofia visibile dal sol.o aumento della massa muscolare del corpo, con buona pace dei seguaci di determinate attività sportive.

( essere belli non significa essere sani, ma se siamo sani saremo sicuramente belli J ).

Se dalle indicazioni del sottoscritto nei vari trattamenti, se da quest’altra relazione, non ricavaste altro che la convinzione di quanto sia importante respirare a fondo e bene, aumentereste in maniera notevole il vostro livello di salute ,e del resto è questo il motivo per cui sistemi come lo yoga prestano tanta attenzione al modo di respirare.

Nulla è altrettanto efficace ai fini della depurazione dell’organismo.

Basta un po’ di buon senso per rendersi conto che tra tutti gli elementi necessari per la conservazione di una buona salute, l’ossigeno è quello che ha maggior rilievo.

La qualità della nostra vita dipende dalla qualità della vita delle nostre cellule, iniziare con la valutazione della respirazione dell’assistito, trovo che sia indispensabile e prioritario per una migliore efficacia della terapia,  ma soprattutto per cercare di migliorare la qualità della vita del mio assistito.

In sintesi per ottenere una buona respirazione occorre inalare l’aria ( contando sino ad uno ), trattenerla per circa 4 secondi ed espirare completamente.

Un terapista, un medico, un operatore del benessere in generale, è giusto che prenda visione di un quadro globale dell’assistito, una visione secondo cui un disturbo fisico rappresenta una disfunzione interna del suo organismo, partendo dai piedi  fino alla testa ,ecco da dove nasce l’esigenza di creare questa relazione con il diaframma.

Iniziamo ad avere una respirazione corretta, ciò costituirà un buon punto di partenza  per essere pieni di vita e felici.

Non so voi come la pensiate, ma non è certo un cattivo carburante che voglio che faccia girare il mio motore J,

Cordialmente

Carlo Totaro Fila

SQUILIBRIO PSICHICO E IRRIGIDIMENTO DELLA MUSCOLATURA

Questo termine, nacque da due fonti; la prima delle due, fu lo psichiatra W.Reich, discepolo di Freud, il quale postulò che l’espressione della personalità avviene tramite il corpo e ideò  un approccio terapeutico simultaneo di corpo ed emozioni. Il suo lavoro fu ripreso da A.Lowen nella teoria della < bioenergetica>.

La seconda fonte fu Ida Rolf la quale sviluppò una teoria che lei chiamò < integrazione strutturale>( metodo Rolfing ), che enfatizza la ristrutturazione delle fasce.

Lo psichiatra austriaco Wilhelm Reich ( 1897-1957 ),fondatore della vegetoterapia  carattero-analitica e per un certo tempo collaboratore di Freud, nei suoi studi sull’energia biopsichica constatò come vi fosse una netta relazione tra squilibrio psichico e irrigidimento della muscolatura in alcune parti specifiche del corpo; ovvero atteggiamenti caratteriali trasformati nel tempo in somatici.

Reich osservava il comportamento: posture, gesti, atteggiamenti, ovvero il linguaggio del corpo.

Egli formulò per primo la teoria coerente del carattere, affermando l’unità biopsichica dell’uomo e l’integrazione tra psicoanalisi e medicina.

Le difese del carattere ( temperamento )costruiscono delle barriere contro tutte le emozioni  classificate pericolose; queste difese vennero chiamate corazze caratteriali.

L’accumulo di tensioni è da imputare  Già alla prima infanzia e interessante fu la correlazione tra la corazza caratteriale psichica e quella somatica.

Bastava, in fondo, invertire i fattori per ottenere un risultato. Allora, anziché agire sul blocco psichico, si poteva provare ad agire sulla corazza somatica corrispondente.

D’altronde, lavorare direttamente sul corpo ( zona della proiezione delle cause ) rendeva l’opera più semplice e verificabile.

Si capì che la salute richiede movimento, quando il movimento cessa, cessa anche la vita.

Se l’organismo umano funziona correttamente, tutto si muove bene in modo coordinato e omeodinamico, il sangue fluisce in maniera continua e variabile, in connessione con la digestione e l’attività mentale, il sistema nervoso elettrochimico fluisce in un sistema di attività coordinato, etc etc.

Al contrario, più una persona è tesa ( fisicamente e psicologicamente: i due ambiti, in realtà, sono interdipendenti ), più il movimento è ostacolato.

Si pensi, per avere un esempio, alle spalle curve del depresso o al petto spinto in fuori della persona arrogante. Simili impedimenti producono conseguenze che influiscono sulla salute e sul benessere.

La costrizione, l’attrito, l’intrappolamento, l’ischemia e l’eccessiva rigidità, tutti associati con la disfunzione e il dolore, possono essere pertanto considerati in termini di riduzione di movimento.

Appare quindi interessante ed inevitabile l’idea che salute ed equilibrio si possano ottenere aumentando la flessibilità, e non la forza o l’imponenza visibile della massa muscolare del corpo, con buona pace dei seguaci del body building.

A tal proposito è di notevole importanza l’utilizzo delle tecniche di stretching che con gli anni si è andato diffondendo anche nel campo della terapia manuale, in particolare di quella riabilitativa, via via che ci si è resi conto dell’importanza che le retrazioni muscolari hanno nel determinare patologie osteoarticolari e nel rallentare il pieno recupero funzionale di chi ha subito infortuni o interventi chirurgici di pertinenza ortopedica.

Le continue sperimentazione portarono Reich a felici constatazioni; difatti, ogni volta che una corazza muscolare veniva sciolta, affioravano le remote cause psicologiche.

Quindi, allentando gli atteggiamenti  caratteriali cronici, riusciamo ad ottenere reazioni del sistema nervoso vegetativo.

La penetrazione nel campo vegetativo è tanto più completa ed efficace quanto più meticolosamente trattiamo nello stesso tempo.

Non solo gli atteggiamenti caratteriali, ma anche gli atteggiamenti muscolari corrispondenti. In tal modo una parte del lavoro si sposta dal campo psichico e caratteriale alla immediata scomposizione della armatura muscolare “ ( Reich,1977,pp,307-308 ).

Osservare come cammina un paziente ,come sta in piedi, siede ,respira, tiene le mani, incrocia le gambe, si massaggia il collo, regge una borsa, questi e mille altri comportamenti forniscono indizi sulla natura del problema.

E’ raro che le costrizioni muscolari e i trigger point si presentino in un singolo muscolo isolato.

In pratica, ancor prima di toccare il paziente, sarebbe opportuno essere in grado di aver acquisito molte informazioni su di lui, perché se siamo talmente integrati con la nostra professione ,

molte volte riusciamo  a vedere il problema nel giro di pochi secondi. Ad ogni segmento abbiamo una corrispondenza muscolare chiamata in causa e per  ogni segmento abbiamo anche una corrispondenza di sintomi.

Ad esempio, per quello orale: sorriso sarcastico, espressione triste, grande loquacità o, al contrario, difficoltà

Nel parlare, appetito mancante o grande golosità, tendenza a mordersi le labbra ,a mettere in bocca degli

Oggetti, Reich divise poi in tipi caratteriali i soggetti: carattere oculare, orale, anale, fallico e genitale. Egli operava sulla psiche, partendo dal corpo.

Durante la dissoluzione delle tensioni della corazza, fluiscono correnti energetiche che Reich chiamò vegetative, in riferimento al sistema nervoso vegetativo.

La vegetoterapia prevede l’azione congiunta dell’analisi del carattere e del lavoro sul corpo:

-                     Controllo della respirazione

-                     Forme di massaggio

-                     Pressioni muscolari.

La vegetoterapia di Reich diverrà la bioenergetica di Lowen nella quale:

  1. Si sottopone il paziente ad esercizi per liberare il passaggio dei flussi energetici;
  2. Si aiuta il paziente nella sua integrità indivisibile psicosomatica.

All’occhio di ogni operatore sanitario dovrebbe apparire veramente demenziale il modo in cui tanta gente riesce a trasformare la pratica sportiva in un ulteriore motivo di stress e tensione sia fisica sia mentale !

Quando si esce dalla logica narcisistica del consumismo e della competizione a tutti i costi, l’attenzione per il corpo e la salute assume il significato del recupero dei bisogni individuali, della capacità di ascoltarsi dentro, di ritrovare una dimensione di vita interiore.

Da questo punto di vista ci sembra importante, quindi riproporre una cultura dello sport e dell’attività fisica che siano gioco e gioia, che siano riappropriazione ed esplorazione del proprio corpo

     

LINFODRENAGGIO

Compito del linfodrenaggio è quello di favorire la circolazione linfatica.

Sappiamo che la circolazione linfatica avviene, oltre che per differenza di pressione,

anche per la contrazione del linfangione,il tratto di vaso linfatico esistente tra due valvole contigue.

I precollettori e i collettori sono formati da numerosi linfangioni.

Ogni linfangione possiede un centro nervoso autonomo che, come un pacemaker, stimola, con una frequenza di circa 3 contrazioni al minuto, la sua parete, causando lo scorrimento della linfa nei vasi.

Il linfodrenaggio è un massaggio dolce che ha lo scopo di “aprire”le stazioni linfatiche per consentire il libero fluire della linfa.

La linfa si compone di una serie di elementi tra cui:

Sali minerali, linfociti e acqua; è fondamentale che scorra lungo i canali, per contribuire al nutrimento delle cellule e permettere l’eliminazione dei rifiuti.

Il linfodrenaggio non solo asseconda questo viaggio, smuovendo i liquidi presenti nel corpo, ma svolge anche un intervento di “idraulica”, cioè di sblocco dei canali intasati.

Se il flusso della linfa subisce rallentamenti o interruzioni, le scorie raccolte si depositano negli spazi intercellulari, provocando veri e propri edemi. Il linfodrenaggio, con l’azione di spinta, permette il riassorbimento della linfa che ha deviato dal suo percorso.

È consigliato nei seguenti casi:

-                     Per preparare i tessuti ad un intervento chirurgico ( eliminazione dei liquidi in eccesso e riattivazione della microcircolazione capillare);

-                     Dopo interventi chirurgici di asporto di importanti stazioni di linfonodi, ad esemio asportando la mammella viene tolta la stazione ascellare,( aiuto ai liquidi per risalire e trovare vie alternative);

-                     Insufficienza venosa, varici e problemi alla safena ( vena delle gambe ).

Inoltre secondo la ricerca più accreditata, il linfodrenaggio non provoca metastasi, quindi non è controindicato nei pazienti oncologici.

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